IV DOMENICA DI AVVENTO ANNO C
1) Invoca lo Spirito Santo perché possa aprire il tuo cuore alla comprensione della Parola.
2) Leggi attentamente il brano del Vangelo
Dal
Vangelo di Luca (1,39-45): “In quei giorni Maria si alzò e andò in
fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella
casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il
saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu
colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le
donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la
madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto
ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E
beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha
detto».”
3) Rileggilo più volte per interiorizzare ogni Parola
4) Adesso fai silenzio perché Gesù possa parlare al tuo cuore.
5)
Rifletti: “In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la
regione montuosa, in una città di Giuda. In questa scena, l'unica del
Vangelo dove protagoniste sono solo donne, è descritto
meravigliosamente come Dio viene nella storia. E' la fede di due donne
a permettere la visita di Dio. Hanno gravidanze impossibili, mariti
scettici e figli "particolari". Sono in sintonia perché vivono
esperienze simili. Nella vita capiamo gli altri per due ragioni: o
perché ci capitano le stesse cose o perché riusciamo a entrare nel
cuore dell'altro. Maria, dal nord della Galilea si mette in viaggio,
verso il sud della Giudea. Luca ci presenta Maria come una donna
decisa, forte, coraggiosa che intraprende un lungo viaggio. Compie il
viaggio «in fretta», perché l'amore ha sempre fretta, non sopporta
ritardi. Maria non è mai da sola nel Vangelo, non si è mai ritagliata
uno spazio per sé, va continuamente verso altri. Maria sa bene che ogni
chiamata è vera solo quando è per gli altri. Le esperienze autentiche
ci spingono a uscire da noi stessi, a metterci in gioco. Una volta
entrata saluta Elisabetta. Tutta la scena è caratterizzata dallo
stupore. Lo stupore è un senso di grande meraviglia, d'incredulità, di
disorientamento provocato da qualcosa d'inatteso. Oggi siamo a corto di
stupore. Sappiamo in sostanza tutto, anche su Dio. Abbiamo sempre una
risposta immediata, non ci stupiamo più di nulla, programmiamo tutto,
persino lo stupore, invece Dio è novità, ecco perché non c'è più posto
per Dio nella nostra vita. «Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di
Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di
Spirito Santo». Per due volte Luca ripete che il bambino salta di gioia
nel grembo. Dio dà gioia. Giovanni, dal grembo di Elisabetta, riconosce
fin dall'inizio che è proprio questo bambino Colui che deve venire.
Maria trasmette a Elisabetta lo stesso Spirito. Per Luca i primi
profeti del Nuovo Testamento sono due donne. Elisabetta esclama: «A che
cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?». Come faceva a
sapere Elisabetta che Maria era incinta del figlio di Dio? Lo Spirito,
e non il semplice sguardo umano, permette di vedere oltre. Solo con gli
occhi della fede possiamo scrutare i passi di Dio nella storia degli
uomini. Elisabetta intuisce che il dono di Dio per l'uomo è Dio stesso.
La prima parola di Elisabetta è una benedizione: «Benedetta tu fra le
donne e benedetto il frutto del tuo grembo!». Ogni dialogo dovrebbe
iniziare con una benedizione. Dire a qualcuno "ti benedico" significa
guardarlo con stupore, vedere il bene in lui. Quello che avviene
nell'utero di queste due donne, è il progetto di Dio su tutta
l'umanità: essere riconosciuto finalmente dagli uomini nella sua
visita. «E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del
Signore»: ecco la prima beatitudine del Vangelo. La beatitudine di
Maria è l'abbattimento della separazione tra fede e vita. Fatichiamo a
riconoscere i passaggi di Dio nella nostra storia. La nostra vita
sembra divisa da un muro: da una parte il tran tran quotidiano, il
mutuo, il lavoro, la famiglia, e dall'altra la fede con i suoi tempi e
le sue liturgie.
Due mondi quasi inconciliabili. Come facciamo a capire se il Signore ci
visita? Semplice: c'è qualcosa in noi che comincia a danzare di gioia.
La gioia è la firma che il Signore pone a ogni sua opera. L'incontro
con Dio cambia il nostro sguardo sulle persone, sul mondo e sulla vita.
Abbiamo bisogno di riannodare i fili della fede e della vita.
L'esperienza di Dio non può essere una parentesi della Domenica in
chiesa. Lui è dovunque noi siamo, non lo dobbiamo conquistare, è solo
un dono da accogliere. Cerchiamolo nella banalità dei nostri giorni e
scopriremo che Lui ci ha già trovato. Al termine, Maria esplode con il
Magnificat. Il Magnificat è il Vangelo di Maria. In queste parole, che
la Chiesa mette sulle labbra del cristiano ogni sera, con la recita dei
Vespri, possiamo intuire la storia di Maria, del suo abbandono. Per
dieci volte Maria ripete: è Lui! E' Lui che guarda, che innalza, che
riempie. E' Lui! E' Lui l'Onnipotente che fa grandi cose, che opera
meraviglie. Il centro del cristianesimo è ciò che Dio fa per me, non
ciò che io faccio per Lui. La bella notizia che Maria vuole condividere
con Elisabetta e con noi, è che Dio è accessibile, diverso da come
l'avevamo immaginato. Si può essere felici e benedetti da Dio anche se
poveri, anche se viviamo in un buco di paese, anche se nessuno ha mai
sentito il nostro nome oltre i confini del quartiere. Maria ed
Elisabetta, donne dell'impossibile, annunciano che viene al mondo ciò
che l'uomo da solo non poteva darsi.
• Dio viene, continua a venire nel modo più inatteso. Sei pronto a
stupirti?
• Scriviamo anche noi il nostro Magnificat. Prendiamo carta e penna e
scriviamo il nostro personale cantico di lode. Per cosa ringrazio il
Signore? Quali sono le grandi cose che Lui ha fatto per me e attraverso
di me?
6) Prega: Trasforma in propositi e in preghiera le riflessioni che lo Spirito ti ha suggerito. Signore Gesù, fa che anche noi, come Maria, sappiamo accoglierti nella nostra vita come un dono grande. Come Maria, rendici donne e uomini capaci di sì, determinati nella fiducia, aperti a un futuro inatteso. Come Elisabetta, rendici donne e uomini capaci di benedire ogni giorno la vita di chi incontriamo. Amen!
Impegno: Portiamo la pace a un parente, amico o conoscente che non sta bene o vive qualche difficoltà particolare.
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