PARROCCHIA SAN GABRIELE DELL'ADDOLORATA - MESSINA

ORARIO SS. MESSE: FERIALI: ORE 09.00 - 18.30                FESTIVE: ORE 09.00 - 10.30 - 12.00 - 18.30

22 SETTEMBRE  2024         XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO B

LE MEDITAZIONI DI P. TONINO

1)  Invoca lo Spirito Santo perché possa aprire il tuo cuore alla comprensione della Parola.
2)  Leggi attentamente il brano del Vangelo
Dal Vangelo di Marco (9, 30-37): “In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo. Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».
3) Rileggilo più volte per interiorizzare ogni Parola
4) Adesso fai silenzio perché Gesù possa parlare al tuo cuore.
5) Rifletti: La parola di Dio di questa domenica ritorna sul tema della morte e risurrezione di Gesù. È la seconda volta che Gesù annuncia ai suoi discepoli l'evento tragico della sua morte. La prima volta, l'aveva fatto presso Cesarea di Filippo, in territorio pagano. Oggi ripete questo annuncio mentre attraversavano la Galilea. La terza volta, lo farà sulla strada per salire a Gerusalemme. Tre volte per sottolinearne l'importanza. La reazione degli apostoli è ogni volta l'incomprensione: "Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo". Gesù risponde ogni volta con una catechesi: oggi sulla piccolezza. «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Per la via avevano discusso tra loro chi fosse il più grande. Anch'essi mettevano al primo posto il loro «io», il desiderio di primeggiare, di far valere il loro punto di vista. Chi è il più bravo, il più capace, il migliore tra noi? Onore, prestigio, riconoscimento. È l'istinto primordiale del potere che si dirama dovunque, nella famiglia, nel gruppo, nella parrocchia, sul posto di lavoro, tra i ricchi e tra i poveri. A questo protagonismo che è il principio di distruzione di ogni comunità, Gesù contrappone il suo mondo nuovo. «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». La nostra gioia è comandare, ottenere, possedere, essere i migliori. Non certo essere i servi. Gesù ribalta la nostra logica. Ultimo, non per falsa umiltà, ma "ultimo" e "servo" di tutti, cioè uno che fa il più possibile per gli altri. Gesù insegna anche a noi che dobbiamo metterci a servizio, con le opere, la fatica, i lavori umili, quei lavori che nessuno vorrebbe fare in casa, in ufficio, nel luogo di lavoro, nella comunità cristiana. Comportarsi così non vuol dire essere stupidi, ma significa amare, aiutare, essere sensibili e realizzare la grandezza e la ricchezza del cuore, che sono molto più importanti della grandezza esterna e della ricchezza materiale. Un esempio di questo sono le mamme e i papà, possono essere i consacrati, sacerdoti e suore, sono tutti coloro che vivono gesti di amore, di sacrificio, di volontariato per il bene di chi ha bisogno. Questa è vera grandezza e questa è la vera gioia del cuore. Siamo invitati tutti a vivere il servizio, a metterci a servizio degli altri, e non solo quando è piacevole, ma anche quando comporta sacrificio, incomprensioni, delusioni, critiche. «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me”: Il bambino esprime tanti sentimenti evangelici: è innocente, mite, ingenuo, affettuoso, spontaneo, non è formalista, non è calcolatore, è disponibile a imparare, si affida completamente a suo padre e a sua madre, esprime gratuità. Il bambino è speranza nell'umanità, è gioia nella famiglia, è l'immagine di quello che tutti vorremmo essere. Noi vediamo in lui tutto quello che nel mondo c'è di bello, di buono, di santo. Ecco perché Gesù lo presenta come modello e ci invita ad accogliere i piccoli. Quando si sceglie di vivere da abbandonati a Dio, come un bambino si abbandona nel grembo della madre, si accoglie la parte migliore. Ai piedi degli ultimi, si sta ai piedi del Maestro e si tocca così l'intensità dell'esistenza. Non è il successo il senso della vita, non sono le opere e gli applausi che vanno in televisione la visibilità che conta, non restano i meriti guadagnati a spese degli altri nel cuore di Dio. Rimane piuttosto ogni parola ascoltata e detta con amore. Rimane ogni gesto di affidamento e di abbassamento. Rimane ogni scelta di stare con Gesù in profondità. È questa logica dell'umile servo di Dio che consegna all'uomo il primo posto nel Regno: quello del bambino fra le braccia del Padre! • Ho mai sperimentato in me o in altri la grandezza di chi si fa ultimo e servo di tutti? Quanto c’è nel mio stile di vita dell’atteggiamento spontaneo, affettuoso, innocente dei bambini?
6) Prega: Trasforma in propositi e in preghiera le riflessioni che lo Spirito ti ha suggerito. Gesù oggi mi chiedi di morire dentro all’orgoglio, all’affermazione del mio io e di farmi come un fanciullo. È un cammino faticoso, aiutami a non scoraggiarmi, e a perseverare sulla via dell’umiltà. Amen!
Impegno: «Dormivo e sognavo che la vita era gioia. Mi svegliai e vidi che la vita era servizio. Volli servire e vidi che servire era gioia». Aiutaci, Signore, a far nostre queste parole e a viverle ogni giorno.


SITO VATICAN NEWS