PARROCCHIA SAN GABRIELE DELL'ADDOLORATA - MESSINA

ORARIO SS. MESSE: FERIALI: ORE 09.00 - 18.30                FESTIVE: ORE 09.00 - 10.30 - 18.30
 
18 AGOSTO 2024
XX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B

1)  Invoca lo Spirito Santo perché possa aprire il tuo cuore alla comprensione della Parola.
2)  Leggi attentamente il brano del Vangelo
Dal Vangelo di Giovanni (6, 51-58) “In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Allora i Giudei si mi-sero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane di-sceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».”
3) Rileggilo più volte per interiorizzare ogni Parola
4) Adesso fai silenzio perché Gesù possa parlare al tuo cuore.
5) Rifletti: Anche nel Vangelo della XX domenica del tempo ordinario ritorna il tema del pane della vi-ta, che è nostro Signore Gesù Cristo, di cui sentiamo parlare da alcune domeniche, leggendo il capitolo sesto del Vangelo di Giovanni. Gesù cerca in tutti i modi di far capire a quanti lo seguono che è Lui l'at-teso messia, colui che è venuto a portare la salvezza. Il discorso sul pane della vita che porta avanti Ge-sù è finalizzato proprio a creare quello stretto rapporto spirituale tra i suoi discepoli e il maestro. “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna”: Un Vangelo di soli otto versetti, nei quali Gesù per otto volte ribadisce il tema di fondo: “Chi mangia la mia carne vivrà in eterno”. Il brano può, ad un primo ascolto, risultare ripetitivo e monotono, ma è come una divina monotonia pacificante e vitale, nello stile tipico di Giovanni: egli formula un contenuto forte, in termini concisi, poi nei versetti successivi lo riprende, allargandolo a cerchi concentrici, come quando si getta un sasso nell'acqua ferma. Al tema portante del brano, «mangiare la mia carne, bere il mio sangue» Gesù ci spiega, per otto volte, lo scopo del gesto: «perché vivia-te», semplicemente per vivere, per non morire. È l'incalzante certezza da parte di Gesù di possedere qualcosa che capovolge l'esistenza, quella che a noi pare scivolare inesorabilmente verso la morte e che invece scorre verso l'alto, a dilatarsi in Dio, a vivere di Dio. "Ha" la vita eterna, adesso, non "avrà", un giorno. La vita eter-na non è una specie di liquidazione finale che accumulo con il mio buon comportamento. La vita eterna è già cominciata, è una vita diversa, vera, giusta, piena di cose che meritano di non morire. Una vita come quella di Gesù, buona bella e beata, il cui nome è libertà, gioia e pienezza. “Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.”: Per molte persone nutrirsi di Dio è qualcosa di aleatorio, di spirituale, di etereo: una preghiera, una messa ogni tanto, un pensierino a Lui quando capita, la confessione di essere cristiani praticanti. Ma nutrirsi di Dio vuol dire cambiare vita, lasciare i vecchi modelli di comportamento, gli schemi antichi e perversi ed avere relazioni diverse e più sane. Nutrirsi di Dio vuol dire farlo entrare nelle pieghe e nelle fibre della nostra esistenza. Si tratta, cioè, di assimilare, di far proprio lo stile, il cuore e la mente di Gesù. Se il corpo di Cristo non ci cam-bia, non scalfisce i nostri modi di vivere e di pensare, non ci mette in discussione possiamo mangiare tutte le eucarestie che vogliamo, ma non mangiamo la carne di Cristo. Troppo facilmente nella chiesa si è semplicemente identificato la carne di Cristo con la particola domenicale. Il che è vero, ma la carne di Cristo è ciò che provoca in noi quell'incontro. Altrimenti è niente. Mangiare la carne di Cristo significa non fare tante comunioni, ma tanta comunione con me e con gli altri. Facciamo diventare le nostre euca-restie un capolavoro di autenticità e di fede, di bellezza e lode, perché nessuno possa fare a meno di par-teciparvi. - Riesco a capire il senso profondo della mia Eucaristia? Credo che cibarmi consapevolmente di Gesù Eucaristia, adorarlo, vederlo con gli occhi della fede celato dietro una piccola ostia, mi porta a vivere di Lui e per Lui?
6) Prega: Trasforma in propositi e in preghiera le riflessioni che lo Spirito ti ha suggerito. C’è una comunione profonda che tu offri ad ognuno di noi e passa attraverso un gesto del tutto sem-plice e naturale. Tu, Gesù, ci chiedi di mangiare quel pane che è il tuo Corpo, tu ci inviti a bere quel vino che è il tuo Sangue. È attraverso di essi che si compie un mistero d’amore e si realizza una pos-sibilità impensabile: tu dimori in noi e noi dimoriamo in te. Metti, Signore, nel nostro cuore il deside-rio di essere sfamati e dissetati, accolti e ristorati, sostenuti e rinvigoriti. Amen!
Impegno: Assimilarsi a lui mangiando il suo Corpo e bevendo il suo Sangue significa assimilarsi a lui anche nella dimensione dell'amore e del servizio. Pensiamoci, ogni volta che facciamo la Comunione: evitiamo di stare lontani dall'Eucaristia perché "non ci sentiamo degni", e piuttosto prendiamoci seria-mente l'impegno di fare la Comunione con frequenza, sia ricevendo il Corpo di Cristo a messa sia met-tendoci a servizio degli altri, rispettandoli, facendoci carico delle loro necessità, condividendo con tutti, specialmente con i più poveri, il pane di ogni giorno. Altrimenti, fare la Comunione anche frequente-mente rischia di lasciare in noi il tempo che trova; e di certo, non ci rende una sola cosa con Lui.
LEGGI LE MEDITAZIONI DI P. TONINO