ORARIO
ESTIVO SS. MESSE
FERIALI: ORE 09.00; 18.30 FESTIVE:
ORE 09.00; 10.30; 18.30 (ore 19.00 all'Oasi)
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DOMENICA 21 AGOSTO 2022
XXI DOMENICA DEL TEMPO ODINARIO ANNO C
1) Invoca lo Spirito Santo perché possa aprire il tuo cuore alla comprensione della Parola.
2) Leggi attentamente il brano del Vangelo Dal Vangelo di Luca: (Lc 13,22-30): “In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».” 3) Rileggilo più volte per interiorizzare ogni Parola 4) Adesso fai silenzio perché Gesù possa parlare al tuo cuore. 5) Rifletti: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». E’ la tentazione di sempre, è la nostra tentazione: sapere se siamo in regola o no, se i punti accumulati per la promozione sono a posto, se il posto in Paradiso è prenotato. È una domanda alla quale Dio non risponde. Perché? Perché le domande che gratificano solo la curiosità non hanno senso nel rapporto religioso, Dio, infatti, cerca uno spazio nella vita dell'uomo e non nelle curiosità degli uomini. La Bibbia va letta con la volontà e l'umiltà di chi cerca una strada e una proposta da vivere, non per altri motivi. Per entrare nel regno dei cieli, sembra dirci oggi Gesù, non basta un'appartenenza iniziale esteriore e conclamata. Alla vita fatta da riti, si deve unire la vita di fede. La fede deve animare la nostra esistenza, la preghiera deve sposarsi all'impegno di carità, la liturgia deve aprirsi alla giustizia e al bene. “Sforzatevi di entrare per la porta stretta”. Sicuramente non è un invito a metterci a dieta. La porta stretta della salvezza richiama la necessità della effettiva corresponsabilità dell'uomo. La porta diventa il simbolo della reciprocità, dell'incontro e del confronto. La strettoia è appunto l'opera di trasformazione che impegna la vita cristiana. Il cristiano è allora colui che, attraverso un lento e progressivo lavorio personale, trasforma la sua persona, affinandola, secondo i parametri del Vangelo della vita. Noi dobbiamo ogni giorno condividere con Gesù la sua passione che è liberazione dai peccati, vivere nella verità, operare nell'amore, camminare nella speranza, superare con la fede travagli, situazioni individuali e familiari, condizioni culturali e sociali che sono la nostra pena quotidiana. È l'amore che salva, l’amore sincero, autentico. Si perde solo chi decide di non amare o si chiude nel possesso di sé o dell'altro, rinunciando con ostinazione alla reciprocità del dono e della comunione. E allora cosa fare per salvarsi? Questa porta stretta di cui parla Gesù, nel Vangelo di oggi cosa davvero significa per noi cristiani? Un fatto è certo che nel nostro cammino verso il Regno c'è una lotta da condurre, una lotta dura, che è "il buon combattimento della fede" contro un avversario, un oppositore, un potente che è Satana. Nessuna illusione, la sequela di Gesù è a caro prezzo, costa fatica e impegno, richiede di combattere con le armi spirituali. L'insegnamento è chiaro: fatti piccolo, e la porta si farà grande. La porta stretta non vuole impedire l'entrata, ma rivela che solo chi sa lottare, solo chi sa che la meta è il regno di Dio, potrà oltrepassarla. Solo chi si sforza continuamente per diventare migliore e far diventare migliori gli altri ha una reale chance di entrare. E’ dunque un invito personale ma niente primi della classe nella comunità, niente tessera a premi, niente diritti acquisiti, ma ricerca umile e autentica. Sempre. Avremo delle sorprese, ammonisce il Signore. Persone che giudichiamo lontane da Dio, persone che in cuor nostro devotamente giudichiamo come peccatori, li vedremo a mensa col Signore. Perché l'uomo guarda l'apparenza, Dio guarda il cuore. “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza”. Non basta mangiare il pane che è Gesù, spezzato per noi, bisogna farsi pane, spezzato per la fame d'altri. “Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia”. Il riconoscimento sta nella giustizia fattiva. Dio non ci riconosce per formule, riti o simboli religiosi, ma perché abbiamo mani di giustizia. Ci riconosce non perché facciamo delle cose per lui, ma perché con lui e come lui facciamo delle cose per i piccoli e i poveri. “Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio”. La conclusione della piccola parabola è piena di sorprese: viene sfatata l'idea della porta stretta come porta per pochi, per i più bravi. Tutti possono passare per le porte sante di Dio. Il sogno di Dio è far sorgere figli da ogni dove, per una offerta di felicità, per una vita in pienezza. È possibile per tutti vivere meglio, e Gesù ne possiede la chiave. Lui li raccoglie da tutti gli angoli del mondo, variopinti clandestini del regno, arrivati ultimi e per lui considerati primi. Vengono i lontani, e sono folla, ed entrano. Non sono migliori di noi che siamo vicini, non hanno più meriti di noi. Ma Cristo non si merita, si accoglie. • Esamino in questo momento la mia vita, il mio comportamento, il mio modo di vivere, la mia comunione con gli altri, il mio cuore per capire in cosa posso e devo cambiare per farmi riconoscere da Gesù. 6) Prega: Trasforma in propositi e in preghiera le riflessioni che lo Spirito ti ha suggerito. Non mi piacciono le strettoie, Signore: se voglio passare devo abbandonare i bagagli che mi trascino dietro dovunque vada, e sono la mia sicurezza, il mio sostegno nelle avversità. Non mi piacciono le porte strette, perché non fanno passare la soglia con agiatezza. Non mi piacciono neppure i sentieri ripidi che mi obbligano ad usare le mani per trovare un appiglio e proseguire fin sulla cima. Vorrei porte larghe, spaziose, da attraversare col mio carrello stracolmo di ogni bene. Vorrei comode autostrade da percorrere a velocità sostenuta, senza multe e penalità di punti. Ma il tuo Regno non prevede che porte strette e strade in salita e se vi voglio entrare, mi devo abituare a camminare dritto e con coraggio. Non potrò neppure contare sulle amicizie, sui contatti importanti, sulla presenza costante nei posti giusti, nei luoghi sacri. Tu guardi ai fatti, Tu consideri le opere e questo sarà causa di non poche sorprese quando gli ultimi saranno ammessi ai primi posti e i primi squalificati a vita. Signore prendimi per mano e ponimi all'ingresso di quella porta stretta di cui parla il Vangelo di questa domenica per fare i primi passi per entrare nel tuo Regno di pace, anche se non sarò tra i primi classificati. Amen! Impegno: Faccio luce nella mia vita per poter anche io essere degno di passare attraverso la “porta stretta”. |
LA RIFLESSIONE SULLA PAROLA DI DIO, a cura di P. Tonino |
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