XVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B
1) Invoca lo Spirito Santo
perché possa aprire il tuo cuore alla comprensione della Parola.
2)
Leggi attentamente il brano del Vangelo
Dal Vangelo di Marco: (Mc 6, 30-34) "In quel tempo, gli apostoli si
riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano
fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in
disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano
infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il
tempo di mangiare. Allora andarono con la barca verso un luogo deserto,
in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le
città accorsero là a piedi e li precedettero. Sceso dalla barca, egli
vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come
pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose."
3) Rileggilo più volte per interiorizzare ogni Parola
4) Adesso fai silenzio perché Gesù possa parlare al tuo cuore.
Rifletti: «Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e insegnato». I Dodici tornano da Gesù per verificare il loro agire per vedere cosa ha funzionato e cosa c'è da cambiare, da modificare, da non rifare. In fondo, però, tornano anche per condividere, per raccontare. Condividere non è la cronaca di ciò che è successo ma esprimere sentimenti, emozioni. Vuol dire esporsi e mostrarsi. Gesù li ascolta, li lascia parlare. Qui forse c'è la definizione più bella di preghiera: è la consegna della nostra storia, il racconto di ciò che viviamo, proviamo e pensiamo. Dio sa già tutto, ovvio, ma ama sentire raccontare le cose che già sa di noi, da noi. Ogni giorno dovremmo trovare il tempo per raccontare a Dio le nostre giornate, le nostre speranze, le nostre paure. Ci accorgeremmo che non siamo soli e che raccontando a qualcuno le nostre emozioni, spesso otteniamo la grazia di comprenderne il senso. La preghiera non cambia la nostra vita, cambia noi. La preghiera cambia il nostro cuore. I discepoli sono stanchi e pieni di gioia e cosa fa Gesù? Li rincuora, li ascolta, li obbliga al riposo: «Venite in disparte voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po'». Li invita a riposarsi, a non lasciarsi prendere dall'attivismo, dall'onnipotenza. Il mondo andrà avanti anche senza di loro. Gesù coglie che i suoi sono stanchi, smarriti, affaticati. Per Lui prima di tutto veniva la persona, non i risultati ottenuti e quando scende dalla barca, il suo sguardo si posa sulla fatica degli uomini, sulla loro povertà non sulle loro azioni. A lui interessa ciò che sei non ciò che fai. A Lui non stanno a cuore i nostri impegni, i nostri risultati: a Lui stiamo a cuore noi. E' un gesto d'amore di uno che vuole semplicemente che l'uomo sia felice. Sant'Ambrogio scrisse: «se vuoi fare bene tutte le tue cose, ogni tanto smetti di farle», cioè ogni tanto riposati. E' un atto di umiltà, è ricordarci che non siamo noi a salvare il mondo e che la nostre energie sono limitate, la nostra vita è fragile. Facciamo le cose come se tutto dipendesse da noi, quindi con passione e impegno, ma facciamole come se tutto dipendesse da Dio, senza ansia, con fiducia. Facciamo tutto ciò che sta in noi e poi lasciamo fare a Dio il suo mestiere. C'è sempre troppo da fare, troppo da lavorare, troppo da sistemare. Il rischio, di ieri e di oggi, è quello di disperdersi, di non avere più tempo per sé, tempo per pregare, per mangiare e per ricaricarsi. Gesù aveva coscienza dei suoi limiti e di quelli degli apostoli, sapeva che l'uomo ha bisogno di pause per ricaricarsi, ha bisogno di ricentrarsi pregando il Padre. Anche Gesù quando era scarico, si proteggeva andando per conto suo. Non si giustificava e non si sentiva in colpa: semplicemente prendeva e se ne andava. E' necessario per non esaurirsi. Dobbiamo imparare a rispettare i nostri limiti. Per questo abbiamo bisogno ogni tanto di staccare la spina, riposarci, fermarci per gustare le cose belle che danno senso alla nostra vita, mia moglie, mio marito, i figli, gli amici… Recuperiamo un modo per restare umani nonostante le corse che la vita ci impone. Ma ad un certo punto ecco un imprevisto: la folla che da giorni segue Gesù lo raggiunge, anzi giunge prima di lui su quella riva deserta del lago. "Sceso dalla barca vide una grande folla e ne ebbe compassione." Sì, è gente incredula, che cerca Gesù con ambiguità, ma per Gesù merita compassione. Aveva avuto misericordia degli apostoli ritornati stanchi e li aveva chiamati al riposo, e ora ha misericordia delle folle e interrompe il proprio riposo. Sapeva che non è il dolore che fa paura all'uomo ma l'essere soli nel dolore, viverlo senza il conforto di un amico. Non priviamo il mondo della nostra compassione! «Ciò che possiamo fare è solo una goccia nell'oceano, ma è questa goccia che può dare significato a tutta la nostra vita» (Madre Teresa di Calcutta).
● So vedere oltre le mie convenienze le necessità del prossimo?
● So commuovermi di fronte ad altre realtà familiari in crisi e essere per loro consolazione umana e spirituale?
● So insegnare la condivisione attraverso gesti concreti di carità?
6)
Prega: Trasforma in propositi e in preghiera le riflessioni che lo
Spirito ti ha suggerito.
Signore Gesù, aiutaci ad imparare da te l'arte della compassione e
della tenerezza, a cambiare i nostri piani, a mettere le persone al
primo posto, a trasformare il nostro sguardo in un abbraccio pieno di
vita e passione per ogni uomo e ogni donna che incontriamo nel nostro
cammino. Amen!
Impegno:
Anche noi possiamo fare di ogni nostra azione qualcosa di nuovo, di
unico, se appena spostiamo lo sguardo da ciò che stiamo facendo, a chi
lo stiamo facendo. La carità si ripete... ma non è mai la stessa.
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